Gorse-per chi si sente senza speranza.
Gorse-
Fiori di Bach per l’incertezza
“Per casi di grande disperazione. Queste persone hanno rinunciato all’idea che si possa ancora fare qualcosa per loro. Anche se arrivano a sottoporsi a terapie differenti per obbedire a qualcuno o per far piacere a qualcun altro, continuano a ripetere di avere ben poche speranza di miglioramento”.
Nome: Gorse
Abbreviazione: GOR
Nome italiano: Ginestrone, Ginestrone comune
Nome botanico: Ulex europaeus
Parole chiave: Sconforto, disperazione, rinuncia, resa, avvilimento, delusione, demoralizzazione, desolazione, scoraggiamento, sfiducia.
Caratteristiche del Fiore: Aiutante
Metodo di preparazione: Solarizzazione
Periodo di Fioritura: Febbraio / Maggio
Principio transpersonale: Resa
A COSA SERVE GORSE:
COME SI USA GORSE:
Caratteristiche psicologiche ed emozionali di Gorse:
abbattimento, atteggiamenti passivi, autocommiserazione, convinzione di aver tentato ogni strada, delusione, disperazione, frustrazione, incapacità di cambiare strategia ed eccessiva focalizzazione su un solo aspetto degli eventi, incapacità di trovare le motivazioni interiori, non realmente partecipativo, si lascia convincere per compiacere gli altri, perdita totale della fede e della speranza, pessimismo cronicizzato, rassegnazione vissuta come rinuncia, resa di fronte a circostanze avverse senza soluzione apparente, sconforto, senso di vuoto e di sconfitta.
Relazione con il Sé: incapacità di cambiare prospettiva nel dolore. Dovrà accettare la sofferenza per comprenderne l’insegnamento trascendente.
Il rimedio apporta: la capacità di comprendere il disagio e l’apertura alla speranza.
Gorse nelle caratteristiche tipologiche (Type):
L’archetipo alla base di questo fiore sembra tutt’altro che tipologico ed è la resa. Per questo parliamo di transitorietà nel definire Gorse, poiché è difficile nascere con la “resa” già presente in sé. Tuttavia vi sono vite più difficili di altre, nel senso che ad alcuni toccano destini più incerti e siamo propensi a pensare che individui con personalità di tipo evitante (Mimulus), depressiva (Gentian) o dipendente (Centaury), abbiano più facilità a cadere in stati di rassegnazione Gorse, piuttosto che altri. La differenziazione importante e necessaria nel descrivere questa tipologia reattiva di comportamento sta nel comprendere a fondo l’attribuzione delle responsabilità.
Mentre infatti, nel senso di colpa e di inferiorità, la responsabilità è attribuita a sé stessi, nella resa di Gorse, la responsabilità va alle cause esterne, alle prove della vita che sono state troppo grandi da affrontare e ci hanno sconfitto. Certo, spesso l’oggettività della condizione Gorse è indiscutibile. Lutti, separazioni, perdite di lavoro, fallimenti, tutte queste casualità possono scatenare lo stato Gorse e se questo viene protratto per lungo tempo senza essere risolto, diventa parte integrante della personalità ed è da questo punto di vista che potremmo considerare il Gorse come tipologico.
Ma lo stato Gorse è in ogni caso, sempre uno stato reattivo alle circostanze della vita. Pensiamo ad esempio al bambino che durante l’imprinting (la fase critica dell’apprendimento che avviene in tenera età) riceva dall’esterno, dalle figure genitoriali, stimoli di negatività, di rinuncia, di fallimento o semplicemente molti traumi di natura emozionale e psicologica. Certo avrebbe “incorporato” l’archetipo della “resa”, vedrebbe la vita dietro lo spettro delle difficoltà e quindi della rinuncia. Gorse rappresenta il lasciarsi andare senza più governare la propria nave, dell’essere in balìa del vento, delle vicissitudini e questo per far diminuire la tensione connessa con il dover fronteggiare una vita che pensiamo di non saper affrontare, a causa dell’enormità delle situazioni.
“Non c’è via d’uscita” sembra ripetere la mente come un disco rotto, così l’abbattimento si fa strada nei meandri dell’essere. Gorse può essere utile anche per chi presenta la convinzione dell’ereditarietà patologica, in cui si pensa di non avere via di scampo dalla malattia perché i parenti ne hanno sofferto. In molti iniziano a pensare che lo stato d’animo influenzi positivamente o meno la prognosi di una patologia, ottant’anni fa il medico gallese aprì questa strada con il fiore Gorse.
Il motivo della loro rassegnazione è che, una volta, la paura, il terrore o il tormento gli hanno fatto abbandonare la speranza, per cui hanno cessato di lottare (Edward Bach).
Gorse come stato d’animo transitorio (Mood):
la transitorietà dello stato Gorse sembra avere una diretta relazione con il fenomeno di causa/effetto. Come detto sopra, lutti, separazioni, malattie a prognosi nefasta, possono innescare questa condizione che sembra lasciare nessuna speranza di miglioramento. Ogni volta che ci troviamo nella forma mentis della rassegnazione, Gorse è un potente alleato.
Interazione con i problemi fisici: blocchi nel meccanismo di guarigione, da usarsi nel recupero traumatologico, depressione, malattie autoimmuni, studi del S.E.D.I.B.A.C. hanno evidenziato una relazione con il sistema immunitario, trattamento delle varici e della circolazione arteriosa.
Consigli pratici per l’uso: quando si affronta la resa della macchina umana, l’ostacolo più grande è ovviamente quello di aver rinunciato interiormente alla reazione in quanto considerata inutile. Si installa nella mente un meccanismo dissociativo nei confronti dell’utilità di ciò che facciamo che ci spinge a non vivere più. In questi casi, per esperienza personale, ho trovato molto utile il valore del rito.
Il rito inteso come spazio psicologico interiorizzato dove trovare un attimo di quiete. Pare ovvio che vi sia da fare uno sforzo che non si desidera fare perché non se ne riconosce il valore, tuttavia proprio in quei momenti è necessario sforzarsi anche solo dieci minuti al giorno di trovare uno spazio in cui si apra al divino che è in noi. Una meditazione, una passeggiata, respirare nella natura. Tutto il resto lo farà il fiore.